Cappella Palatina
Santa Maria dell'Ammiraglio o Martorana
880° anniversario di fondazione della Chiesa della Martorana
Domenica 30 aprile alle ore 10.00 messa in rito bizantino alla Cappella Palatina
Nel mese di maggio del 2023 ricorrono gli 880 anni della fondazione della Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, la "Martorana", di Palermo.
È, infatti, datato "maggio 1143" il diploma greco-arabo, custodito presso il Tabulario della Cappella Palatina di Palermo, in cui Giorgio d'Antiochia, con il consenso di re Ruggero, assegna alla Chiesa di S. Maria, da lui stesso fondata, terreni e altri beni per il suo funzionamento e il sostentamento del clero.
La Chiesa della "Martorana" è affidata dal 1937 all'Eparchia di Piana degli Albanesi di cui è Concattedrale e che celebra secondo il rito cattolico-bizantino.
Dal 1943 è sede della Parrocchia ‘San Nicolò dei Greci’ che vi fu trasferita in seguito al bombardamento, durante la seconda guerra mondiale, dell’omonima Chiesa situata nei pressi del seminario italo-albanese di Palermo.
Nel 1221 papa Onorio III mise la Chiesa di ‘Santa Maria dell’Ammiraglio’ sotto la protezione papale. Successivamente (tra il XIII e il XIV secolo) passò sotto l’amministrazione dei Canonici della Cappella Palatina di cui divenne beneficio.
Fu in questo periodo che i locali della Chiesa vennero utilizzati dalla curia regia per celebravi i suoi procedimenti e, nel 1282, dopo i Vespri Siciliani, furono sede dell’Assemblea che offrì la corona del regno di Sicilia a Pietro d’Aragona.
Nel 1434, Re Alfonso il Magnanimo e Papa Eugenio IV concedettero che la Chiesa venisse ceduta all’attiguo Monastero di monache benedettine (fondato nel 1194 dai coniugi Martorana). Quando anche questo monastero venne soppresso, nel 1870, la Chiesa passò sotto la tutela della Commissione di Antichità e Belle Arti.La fondazione e la storia dei primi secoli della Chiesa della Martorana sono quindi legate al Palazzo Reale e alla Cappella Palatina.
La fondazione della Martorana risale al 1143. La Dedicazione della Chiesa del Palazzo Reale ebbe luogo il 28 aprile 1140, quarta domenica di Pasqua di quell’anno (era usanza dell’antico rito bizantino procedere con la Dedicazione delle Chiese le domeniche dopo Pasqua).
E coevi sono anche i mosaici della Chiesa della Martorana con quelli del Presbiterio della Cappella Palatina di cui condivide lo schema musivo: Cristo Pantocratore nella cupola; le figure dei profeti nel tamburo; le scene dell’Annunciazione e della Presentazione al Tempio negli archi del quadrato centrale; la scena della Natività; i busti di santi nei sottarchi; gli Evangelisti nelle nicchie sotto la cupola.
Quale inizio delle manifestazioni in occasione di questo 880° anniversario, domenica 30 aprile 2023 (quarta domenica di Pasqua), alle ore 10.00, verrà celebrata presso la Cappella Palatina di Palermo la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, la stessa che vi veniva celebrata dal clero greco ad essa assegnato. L’ingresso alla Cappella Palatina è a partire dalle 9.30 da Piazza del Parlamento.
Dal 30 aprile 2023, presso la Chiesa della Martorana, verrà inoltre esposta la copia del diploma greco-arabo del 1143 custodito presso la Cappella Palatina.
La lampada uniflamma di San Nicola (in cui il santo è raffigurato da un lato con abiti orientali e dall’altro lato con abiti occidentali) ci ricorda che così come l’unica fiamma della lampada viene alimentata da due sorgenti di olio, allo stesso modo, l’unica fede in Cristo è vissuta in unione e fraternità tra le due tradizioni, quella orientale e quella occidentale.
Maggio 1143
L'Ammiraglio Giorgio Antiocheno, col consenso del Re, assegna al clero greco la chiesa di S. Maria in Palermo, da lui stesso fondata. E con essa assegna terreni e altri beni per il funzionamento della chiesa e il sostentamento del clero.
Traduzione della pergamena, in lingua greca e araba, custodita nel Tabularium della Cappella Palatina di Palermo:
Lode a Dio, e riconoscenza per i suoi benefici
Poiché, come a tutti è chiaro e manifesto, fui degnato di grandissimi favori e benefici da parte della purissima Madre di Dio e Salvatrice del mondo, quale piccolo e inadeguato ricambio ho elevato in Suo nome fin dalle fondamenta un edificio nella città di Panormo, da Dio protetta; e quanta cura e zelo io abbia dimostrato nel costruirlo, e nel provvedere a decorarlo e abbellirlo, i fatti stessi lo gridano a gran voce.
A questo dunque venerabile tempio, per volere del nostro potente e santo gran re Ruggero, dono dieci coloni, dal villaggio, che da lui ho ricevuto, detto di Menzel-emìr. I loro nomi sono i seguenti:
Abderrachmen con i suoi figli
Boubker figlio di Menalla con suo fratello
i figli di Chaleph
Boulkasim e suo fratello
Alì Rapip con i suoi figli,
i figli di Chalfalla
Bubker figlio di Othmèn
Mouchoummout figlio di (epen) Koukos
Abdel figlio di Alì il piccolo
Alì figlio di Opbous con i suoi figli
In tutto dieci.
Costoro dunque, con tutti i loro congiunti, dedico e dono a questo divino tempio, insieme con il terreno detto di Essiarani con tutto il suo distretto; oltre a ciò io dono a questa splendida dimora della purissima Vergine, dei miei possedimenti a Panormo, che ho avuto dalla provvidenza e grazia divina e per cura del nostro santo e potentissimo re Ruggero, il nuovo fondaco che possiedo in città, accanto a San Giacomo alla Marina, e l’altro fondaco che ho comprato da Hasen figlio di Nasach, all’interno del Castro; e così anche la fornace che possiedo accanto alla casa di mia figlia, la signora Maria, e anche il giardino che ho acquistato dal cadì di Panormo, e così pure la vigna che ho comprato da (…).
Tutto ciò dedico e dono al predetto divino tempio della Madre di Dio, per la sua manutenzione, per le candele, le luci, la cera, l’olio e l’incenso, e perché si provveda a tutti coloro che saranno al suo servizio e la amministreranno, e cioè preti, diaconi e chierici, secondo l’entità e la sufficienza delle entrate, affinché essi costantemente offrano preghiere a Dio per la salvezza e il benessere del potentissimo, santo e grande nostro re, e dei suoi valorosissimi e felicissimi figli, e per la memoria dei suoi illustri genitori, e poi anche per preghiera e memoria, in vita e dopo la morte, di me peccatore, e per la commemorazione dei miei defunti genitori.
La veneranda monaca signora Marina dovrà ricevere ogni anno quaranta tarì e due grani, e ciò ininterrottamente fino alla fine dei suoi giorni, per il suo abbigliamento e per le necessità sue e delle degne monache che vivono con lei, così come essa è usa ad avere, perché la mia santissima madre di eterna memoria, nel punto di lasciare questo mondo per unirsi al Signore, mi diede queste disposizioni nei suoi riguardi. E tutto ciò che sopra ho detto io ho donato al predetto splendido tempio della purissima madre di Dio, al quale dono inoltre diversi oggetti sacri, di bronzo e d’argento, e mobili, e non pochi libri, che sono descritti in un apposito elenco, il quale è conservato nella sacrestia della stessa chiesa. E voglio che quanto da me è stato donato, mobili e immobili, rimanga inalienato per sempre, fino alla fine dei secoli, presso questa chiesa.
A questo scopo abbiamo redatto il presente atto di donazione e lo abbiamo suggellato con il nostro sigillo di piombo e sottoscritto nel mese di maggio della sesta indizione dell’anno 6651††††
(In arabo, richiesta di Giorgio al re Ruggero per la approvazione e autentica dell’atto, che è apposta in alto)
† Io Giorgio arconte degli arconti ed emiro ho confermato
Traduzione a cura dell'Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici "Bruno Lavagnini"