Pergamena di Istituzione ed elevazione a rango di Parrocchia , anno 1132

Originale manoscritto custodito in Cappella


Filagato da Cerami

Proemio dell’Omelia XXVII (tra 1140 e 1154)

 

Con te mi rallegro o città, e con te, sacro tempio della reggia, perché un pubblico di ogni età si è oggi su di te riversato, e tutti i cittadini che sono stimati per la loro condizione e gran numero di sacerdoti, che adornano colla loro presenza l’odierna festa. Di tutte queste cose è causa anzitutto Iddio, dal quale deriva e avviene tutto quanto si fa di buono per gli uomini, e in secondo luogo un re pio, salvatore e benevolo quando vede i sudditi, perché la sua ira Egli la riserva ai nemici.

Egli dopo averci procurato molti e grandi benefici, e dopo aver superato i suoi contemporanei e i suoi predecessori per pietà e grandezza d’animo, di quanto i raggi del sole vincono lo splendore degli astri, ha aggiunto un’altra prova della sua anima veramente grande e regale, questo amenissimo tempio dei santi Apostoli, tempio che Egli ha costruito nella sua reggia quasi a fondamento e baluardo, molto grande e bello, e distinto da una bellezza nuova, risplendente di luci, fulgente d’oro e splendente di mosaici e allietato da immagini, tanto che uno dopo averlo veduto molte volte, se lo vede di nuovo lo ammira e ne rimane stupito come se lo vedesse per la prima volta, volgendo qua e là lo sguardo.

Quanto poi al soffitto, è cosa che uno non si sazia di guardare, ed è meraviglia a vederlo e a sentirne parlare, perché è abbellito da intagli sottili variati in forma di canestri, e, brillando tutto intorno per l’oro, esso imita il cielo, quando per l’aria serena è illuminato tutto intorno dalla folla degli astri.

Vi sono poi colonne che sostengono leggiadramente le volte, e che sollevano il soffitto a incredibile altezza. Inoltre lo spazio più sacro del tempio somiglia in tutto a un prato di primavera per il vario colore di marmi che ne formano il mosaico, quasi fosse abbellito da fiori, se non che i fiori appassiscono e cambiano colore, mentre questo prato non appassisce ed è perenne, perché conserva in sé una primavera eterna. Ogni parete è ricoperta di marmi di vario colore, la parte superiore è rivestita di mosaico aureo, nello spazio che non è occupato dalle numerose immagini sacre.

Quanto poi al luogo riservato al rito mistico, un recinto di marmo delimita lo spazio riservato ai sacerdoti; in esso è possibile trattenersi e stare con sicurezza, e rallegrare colla vista lo sguardo. Esso serve anche da impedimento nel caso che qualcuno avventato ed empio cercasse di penetrare nello spazio vietato. Quanto poi alla sacra mensa che brilla per i riflessi dell’oro e dell’argento, essa stupisce chi guarda; e quant’altro vi resta sia onorato del nostro silenzio.

Tutto poi il tempio accompagna dolcemente colla sua voce i cantori, perché la voce ritorna su se stessa a motivo dell’eco.

Vi è inoltre sospeso nell’aria gran numero di veli, la cui materia hanno fornito fili di seta intessuti con fili d’oro e di diversi altri colori che i Fenici hanno abbellito con arte mirabile e singolare.

Numerosi lampadari, gareggiando in certo modo fra loro, illuminano il tempio con luci sempre accese, facendo chiara come il giorno la notte. E del vasellame d’argento e d’oro destinato al sacro rito chi potrebbe dire appieno il numero e la bellezza?”